martedì 17 ottobre 2017

La maestra Martina

Giorno 4.

No, non vi siete persi i primi 3 giorni, è che non li ho scritti proprio; inizio da qui.
Quarto giorno di lavoro, che poi chiamarlo lavoro è ridicolo, sono in una classe con 12/15 bambini dove il il più grande ha 9 mesi. Pane per i miei denti.
Credo di essere la donna più felice del mondo al momento perchè il lavoro mi appaga come pochi, è sempre stato così e quando non l'ho avuto sono stata tanto male, sarà il mio bisogno di sentirmi indipendente, utile, capace di ricevere qualcosa frutto del mio lavoro: tutto questo mi fa sentire bene e forte.
Anche se le forze a fine giornata sono scarse perchè in tutta la loro bellezza e coccolosità ti fanno correre avanti e indietro tutto il giorno assorbendti tutte la forze. Ma dopo il sonnellino, qunado si destano e spalancano quegli occhioni lucidi, regalandoti quei sorrisi pieni d'amore, lì, ti senti veramente realizzato (o almeno a me fanno sentire così).

Sono felice, mi alzo la mattina e non mi pesa, vado al lavoro e non mi pesa, esco da lavoro e sono strafelice.... si può chiedere di più??
Ah si, ora voglio un figlio....

venerdì 6 ottobre 2017

Paolo.

Ci sono persone che nella vita arrivano sempre nel momento sbagliato.
Ecco, io sono una di queste!

È tanto che non scrivo sulla mia vita privata, ma in passato ho scritto tanto…
Chi mi leggeva, ricorderà sicuramente i miei disastri “d’amore” (che poi se in fondo in fondo fosse amore non l’ho mai capito); tanti nomi che, oggi, non vogliono dire quasi più niente, ma questa cosa non vale per tutti.
Ci sono delle tempistiche che vanno rispettate anche in questo campo, ed io, è un vita che sono in ritardo.

Paolo. Parliamo di lui… Un gran amatore, un gran provocatore, un gran paraculo!
Si, ovviamente l’essere paraculo era la cosa che più mi attirava, ma anche la cosa che mi ha fregata.
Avete letto bene, “era”, perché è iniziata e finita in un battito di ciglia.
È iniziata velocemente, entrambi consapevoli di quello che era, e di quello che eravamo; non avevamo bisogno di mentire, perché volevamo la stessa cosa.
Io libera come un granello di sabbia nell’oceano, lui non propriamente libero!
Eravamo complementari, ci piacevano le stesse cose in parecchi campi e credo di non essermi sentita così tanto desiderata mai nella vita.
La strange situation è andata avanti per un paio di mesi. Ho cercato di non pensare minimamente al “poi”, ma il “poi”, prima o poi, arriva sempre.
La sua tipa viaggiava per lavoro, questo ci ha permesso di vivere il rapporto completamente, senza privarci di nulla; abbiamo cenato, pranzato, ci siamo svegliati insieme, abbiamo fatto colazione tra le lenzuola dopo una serata alcolica… tutto ciò che ci si aspetta da un rapporto (credo).

Poi, arriva la prima sera lontani, dopo tante sere insieme. Mi chiama. Gli manco. Mi racconta nel dettaglio tutto quello che vorrebbe in quel momento (telefonate per adulti insomma); poi, cade la linea…
Mi richiama. È molto tardi. Le parole esatte sono state “Scusami tesoro, si era svegliata lei”.
La sensazione non è possibile descriverla: rabbia, delusione, imbarazzo, gelosia, fastidio e poi black out.
Percepivo lui che recitava una quantità infinita di scuse, che però non mi arrivavano.
Nella mia testa rimbombava la frase sentita come un martello demolitore in azione, e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era perché…
Perché mi chiami tesoro, per la prima volta, in questa situazione? Perché mi chiami al telefono se lei è lì con te? Perché lei è lì con te? Perché non mi avverti che lei è lì con te?

La strange situation è andata avanti per pochi altri giorni dopo quella sera.
Ho avuto una gran paura di innamorarmi e non ne avevo diritto, ho avuto paura di farmi male e non ne avevo voglia.


Certi denti vanno levati senza pensarci troppo… e prima che arrivi il “poi”.







Chi sono io? Cosa sarò? Che cosa sono stato?
Tra quello che ho vissuto e quello che ho immaginato.
Ora di te cosa farò, é così complicato
Se muoio già dalla voglia di ricordarti a memoria