martedì 4 dicembre 2012

e quando poi diventa un'abitudine...



Solita routine mattutina.

Sveglia alle ore 6.20 am, colazione, doccia, bombardamento dell’armadio per decidere cosa indossare, un velo di trucco e…. pronti, partenzaaa VIA!

Uscire di casa alle ore 7.50 am per prendere (e non perdere) l’autobus, linea 343 direzione Rebibbia, alle ore 8.00 e scendere sulla Casal di S.B. e farsi un primo tratto di strada a piedi (ottimo rimedio contro i pigroni, sonnacchiosi) fino ad arrivare sulla via Tiburtina per aspettare la linea 040 o 041 delle ore 8.30 che, se non preso in orario impiega circa 20/30 mins prima dell’arrivo di un altro mezzo (ciò equivarrebbe al arrivare tardi al lavoro), e conquistare un posticino misero [ovviamente non a sedere comodamente ma bensì stretti, stretti come un carro di bestiame (tanto era piena estate, non faceva poi così caldo!)] all’interno del mezzo.
Dopo cinque fermate finalmente posso correre libera fuori dal recinto insieme alle altre bestie, ehm scusate volevo dire posso scendere dal bus e percorrere il tratto di strada che porta dalla fermata al cancello della società e devo dire che in questi mesi mi hanno fatto perdere ben 15 kg che per nulla rimpiango tiè!

Finalmente entro all’interno dell’ufficio, percorro il corridoio dando il buongiorno lungo la strada ai vari colleghi, e vittoriosamente prendo possesso di una postazione (non sempre disponibile) occupandola con borsa e loggando il pc con i miei dati (professionali èh?!) poi, piccola tappa in bagno dove disinfetto le mie mani sudice di autobus e tornare alla postazione per lavorare. Cazzata! Per buttare l’occhio finalmente nella sua direzione e tirare un sospiro di sollievo quando, con incanto, scorgo il suo viso tra i tanti perché anche questa mattina, come tutte le mattine per tutti e tre i mesi che ho frequentato quel posto, lui era li, bello da morire con i suoi occhi incerti, il sorriso morbido e la voce sexy.

Tu, seduto li chissà già da quando e da quante telefonate fatte, alzi lo sguardo verso di me e come una calamita i nostri occhi s’incollano salutandosi a modo loro come a dirsi “finalmente ti vedo, mi è mancato respirare”.

Dopo una mezz’ora di telefonate, a gente che ti attacca il telefono in faccia in maniera molto sgarbata, arriva il momento del caffè con la Patty e qualche altro collega. Io. Solito caffè macchiato freddo senza zucchero o, nei periodi freddi, cappuccino anche esso senza zucchero. Tu(se non erro[ma non credo]). Caffè con una bustina di zucchero o anche cappuccino e cornetto semplice. Anche al bar più e più volte mi hai cercato, ma sempre e solo con lo sguardo, avvolte perché eri in compagnia (e posso capirlo) avvolte perché io ero in compagnia (e posso capirlo) ma quando entrambi eravamo soli?? Perché non mi hai cercato veramente e non solo con lo sguardo??

Abbiamo passato tutte le giornate con questa tiritera, abbiamo giocato, se di gioco si vuol parlare, ma non siamo mai andati oltre.
Io, che come al solito mi perdo le occasioni belle per la mia solita timidezza, per la paura di non essere adatta, per evitare figure di merda inutili per poi essere rifiutata. Tu? Tu probabilmente più timido di me o dannatamente orgoglioso ma sta di fatto che domani non ci sarà tutto questo, non ci sarà un Pavarotti che intona “buongiorno al latte ed al caffé, buongiorno a chi non c’è e al mio amore buongiorno per dirle che è lei che per prima al mattino veder io vorrei”, non ci sarà nessun autobus da aspettare, nessun pc da loggare, nessun caffè da ordinare, non ci sarà la fila da fare per prendere la mia acqua naturale alla macchinetta, non ci sarà nessun debitore da chiamare ma soprattutto non ci sarai tu, che mi condizioni l’umore, non ci saranno le divampate di calore di quando quelle poche volte ci siamo scambiati un timido “..ciao”, non ci sarò io che anche con la febbre e una cera invidiabile alla strega di Biancaneve mi imbottisco di medicinali e mi faccio la mia solita giornata di lavoro pur di vederti, non ci sarai tu che a vedermi in quelle condizioni mi sfoderi un tuo sorriso, il più dolce a dirla tutta.
Non ci saranno occhi che si cercano, sorrisi profumati e palpitazioni accelerate.
Sarò solo io nel mio letto, senza la tua presenza, senza poterti spiare da lontano, senza la consapevolezza che qualsiasi cosa io facessi, tu, non mi perdevi mai di vista. Non ci sarà più niente.



3 commenti:

  1. Capisco la timidezza, ma buttati.
    Se dovesse andar male, fregatene!
    Non rimanere col rimpianto.

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    1. purtroppo è tardi..
      ma comunque è il consiglio che ho ricevuto più e più volete, e ti giuro non sai quanto vorrei farlo ma sono proprio bloccata.. è difficile da spiegare e fa male perchè mi sto perdendo le piccole cose della vita, lo so, ma è un mio limite e so che non è una giustificazione plausibile ma non so che altro dire. :)

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